Voglio separarmi: cosa devo fare?

I clienti che si rivolgono allo studio hanno due domande ben precise da fare:

-         “mi voglio separare ma mio marito / mia moglie non vuole. Cosa faccio? Sono costretto ad accettare questo rifiuto”

-         “mia moglie / mio marito vuole separarsi ma io non voglio, posso oppormi?”

La risposta ad entrambe è la stessa: no.

Se ti vuoi separare e ritieni che il matrimonio sia finito, hai il diritto di chiedere la separazione.

Se, invece, sei la parte che non si vuole separare sappi che non ti puoi opporre.

Rivolgiti ad un avvocato esperto in diritto di famiglia

Il primo passo è contattare un avvocato esperto in diritto di famiglia.

Al primo colloquio dovrai spiegare le ragioni della fine del matrimonio per consentire al legale di comprendere tutta la situazione e per arrivare ad un accordo che sia il migliore possibile.

Le questioni sentimentali, sebbene fondamentali nella situazione, non avranno molto peso purtroppo. Le ragioni che hanno portato alla fine del matrimonio sono importanti per valutare eventuali richieste di addebito, ma non certo per impedire la separazione.

La legge parla molto chiaro: il legame sentimentale non può provenire solo da una parte per far sì che il matrimonio continui. Il progetto matrimoniale deve essere portato avanti in due.

La lettera

Il primo passo importante è sapere che la lettera che si riceve solitamente è un primo invito a parlare della separazione.

I legali indicano un termine solitamente breve sulla base delle richieste del proprio cliente che vuole iniziare le pratiche.

È buona norma rispondere senza farsi prendere dal panico.

Così come è buona norma rivolgersi ad un proprio legale di fiducia per evitare di avere dubbi sulla correttezza.

Un avvocato che si occupa di separazioni deve garantire entrambi i clienti e non favorisce il coniuge che si è rivolto per primo.

Per evitare ogni fraintendimento, però, è meglio avere due avvocati diversi, uno per ogni parte, salvo che entrambi i clienti non vadano insieme dall’avvocato la prima volta.

Mantieni toni equilibrati

L’Avv. Lantieri utilizza un linguaggio chiaro e cordiale: la separazione non deve iniziare come una guerra, ma come un percorso di riorganizzazione familiare.

Figli, casa e soldi

Si definiscono temi riguardo a figli, casa e soldi.
Ogni punto deve essere affrontato con attenzione per evitare conflitti futuri.

I figli

I figli restano di entrambi i genitori da entrambi devono essere mantenuti, istruiti ed educati.
Con la separazione cambia solo il tempo trascorso insieme, non il legame affettivo.
È fondamentale trovare
tempi equilibrati basati sugli impegni dei figli e dei genitori.

Negli ultimi anni ci si sforza di sottoporre ai Giudici accordi che prevedano tempi paritari tra i genitori, si è cercato di trovare le soluzioni più disparate per cercare di continuare la quotidianità con i figli.

Ciò non è possibile in tutto. Se quando la famiglia era unita i genitori potevano vedere i figli tutti i giorni, con la separazione non sempre è possibile, salvo trovare soluzioni che a volte vanno a discapito dei figli stessi soprattutto se piccoli.

È meglio per tutti stabilire dei tempi sulla base degli impegni scolastici e sportivi o ludici dei figli e di quelli lavorativi dei genitori. Solo in questo modo si può avere un rapporto equilibrato per tutti i componenti della famiglia che già si trovano a vivere un momento difficile.

In mancanza di accordo ovviamente sarà il Giudice a decidere sulla base di ciò che viene riferito davanti a lui e sulla base della propria esperienza.

Molti clienti si chiedono quanto devono dare o quanto devono chiedere per il mantenimento dei figli, se ci sono delle tabelle prestabilite.

Non esistono tabelle fisse.

Se il padre guadagna mille euro non deve dare un terzo al figlio o la metà a due figli o tutto a tre figli. Così come se il padre guadagna diecimila euro non deve fare un terzo, il 50% o i due terzi o tutto.
L’importo varia in base:

  • al reddito dei genitori,
  • al tenore di vita familiare,
  • all’assegnazione della casa,
  • agli oneri economici di ciascun coniuge.

Se è il padre a dover uscire di casa dovrà necessariamente prevedere un’uscita per un appartamento dove andare ad abitare sia esso in affitto o in seguito all’acquisto.

Se entrambi i genitori lavorano ed hanno uno stipendio simile dovranno contribuire in uguale misura al mantenimento. Se uno dei due non lavora si dovranno prevedere carichi diversi.

In ogni caso occorre avere presente quali sono le esigenze dei figli. Nonostante uno stipendio alto del genitore uscente, in caso di bambino in tenera età non avrebbe senso prevedere un assegno di mantenimento di cinquemila euro al mese se quello non era il tenore di vita prima della separazione.

Per avere un’idea di quello che si andrà a versare è possibile porre questa domanda in sede di primo colloquio all’avvocato.

La casa

La casa in presenza di figli viene assegnata al coniuge che continuerà ad abitare con i figli.

Sarebbe falso riferire che indifferentemente viene assegnata al padre o alla madre. Tutti sanno che solitamente la madre viene preferita dai Giudici per l’assegnazione della casa coniugale.

L’Avv. Lantieri in trent’anni di esperienza, però, è riuscita a far assegnare, in presenza di fatti gravi, la casa al padre.

Va distinto il diritto di proprietà dal diritto di assegnazione.

  • proprietà rimane in capo ai proprietari: se proprietari sono tutti e due i coniugi rimarranno tali. Se proprietario è il coniuge uscente continuerà ad essere così.
  • assegnazione, invece, è in capo al coniuge che rimane ad abitarvi con tutti gli arredi presenti.

Chi resta nella casa paga le spese ordinarie (bollette, oneri condominiali, ovvero tutto ciò che pagherebbe l’inquilino di una qualunque casa in affitto), mentre le straordinarie spettano a entrambi i proprietari.
Se c’è un
mutuo, entrambi i cointestatari devono continuare a pagarlo.

I soldi

Come si dividono conti correnti, risparmi e polizze?

Dipende dal regime patrimoniale scelto:

  • In comunione dei beni, ciò che resta si divide al 50%.
  • In separazione dei beni, ognuno mantiene la propria disponibilità.

Nei conti cointestati, si presume che il saldo appartenga a entrambi.

Mantenimento del coniuge

La giurisprudenza della Cassazione ha lavorato molto in questo senso per stabilire che il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio non è più un parametro di riferimento per prevedere l’assegno di mantenimento.

Quindi anche se c’è uno squilibrio patrimoniale tra i due coniugi, ma entrambi lavorano ed hanno uno stipendio, alcun assegno sarà previsto.

È inutile chiedere un mantenimento solo perché l’altro guadagna tre volte di più se il coniuge ha un reddito. Nulla verrà dato.

Se però il coniuge più debole nonostante lo stipendio non riesce ad avere una propria indipendenza? Secondo il Tribunale di Milano questa indipendenza vale mille euro al mese. Sopra non si prevede alcun assegno, sotto sì.

Ma se questo stipendio inferiore ai mille euro dipende da una volontà del coniuge che ha deciso di ridurre il proprio orario di lavoro, oppure si è licenziato, allora si può discutere del diritto a percepire un assegno di mantenimento.

Procedura

Separazione consensuale

La separazione consensuale può essere formalizzata:

  1. In Tribunale, tramite ricorso e udienza presidenziale.
  2. Con negoziazione assistita, tramite gli avvocati e il visto del Procuratore.

Entrambe portano allo stesso risultato: la validazione dell’accordo.

Separazione giudiziale

Quando non c’è accordo, si procede con la separazione giudiziale.
Le cause più frequenti:

  • mancato accordo economico,
  • tradimento,
  • rifiuto di lasciare la casa.

Tradimento e addebito

Molte volte chi si rivolge all’avvocato ritiene di volerla far pagare al coniuge perché ha una storia con un’altra persona.

Il tradimento effettivamente è uno dei motivi per i quali richiedere l’addebito nei confronti dell’altro coniuge, ma non è così semplice come potrebbe sembrare.

Il solo tradimento non basta. Occorre che questo sia stato l’unico motivo determinante il fallimento del matrimonio.

Ecco quindi che le aule dei Tribunali sono piene di fascicoli in cui si discute se è avvenuto prima il tradimento o il disinteresse del coniuge tradito, se il matrimonio già fosse in una situazione precaria e quindi vi fosse solo una condivisione di luoghi più che di progetti, o se invece il coniuge ignaro sia stato tradito tanto per.

Molto viene scritto sul punto, ma in questa sede occorre capire il fine dell’addebito.

In sostanza l’addebito serve per diminuire un eventuale assegno di mantenimento da versare all’altro coniuge e per porre fine ad eventuali diritti ereditari.

Non serve per chiedere davanti al Giudice della separazione di togliere figli, casa e soldi al coniuge che ha tradito. Non è un’arma di vendetta.

Quando il cliente arriva in studio chiedendo di agire per ottenere l’addebito nei confronti dell’altro, si cerca di capire se conviene intavolare una separazione giudiziale che costa molto solo per ottenere vendetta, ma nulla di pratico.

Al primo appuntamento, in seguito all’esposizione del caso, viene data una prima risposta concreta.

Conclusione

La separazione è un passaggio delicato che va affrontato con equilibrio e consapevolezza.

Il primo incontro con l’avvocato serve per:

  • chiarire la situazione familiare ed economica,
  • impostare la strategia migliore,
  • evitare decisioni affrettate o soluzioni “a basso costo” che creano problemi futuri.

 Rivolgersi a un avvocato esperto in diritto di famiglia permette di tutelare sé stessi e i propri figli, evitando inutili conflitti.

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